domenica 1 maggio 2016

congresso nazionale dei geologi italiani



A conclusione del I congresso nazionale dei geologi italiani, ieri 30 aprile 2016, una delegazione guidata dal professor Vincenzo Morra del dipartimento di scienze della Terra dell'Università Federico II, ha effettuato un "escursione studio" nel vulcano Solfatara. Un vero e proprio approfondimento dal vivo riguardante le tematiche relative al bradisismo e all'evoluzione geofisica del territorio dei Campi Flegrei. Dal monitoraggio dei getti di vapore delle fumarole più importanti e significative quali quella della Bocca Grande e quella Giovane a quelle minori presenti su tutto il profilo del vulcano che sovrasta il cratere. Nonché il monitoraggio della fangaia, la pozza ribollente che si trova al centro del vulcano.
«Abbiamo fatto piccole dimostrazioni per tutti i colleghi geologi che sono intervenuti in questa tre giorni di convegno - ha affermato il professor Morra - Il motivo della visita alla Solfatara ha avuto lo scopo di spiegare e vedere da vicino l'attività vulcanica dei Campi Flegrei. Abbiamo spiegato e discusso dell'importanza dell'attività e del ruolo del geologo in quest'ambito. Con un termometro abbiamo misurato la temperatura che si percepisce a pochi centimetri di profondità. Inoltre, abbiamo anche informato che il tipo di monitoraggio che insiste nell'area flegrea è di eccellenza mondiale e continuo: tutto ciò per tranquillizzare la popolazione. A cui bisogna dire che si vive con un vulcano attivo con un sistema di allerta che ora è passato al giallo».
Il geologo Vincenzo Morra ha affermato «La caldera dei Campi Flegrei è un sistema in lenta risalita. Dal gennaio 2014 la risalita è stata di 15 centimetri». I geologi, senza creare allarmismi, hanno voluto portare la giusta attenzione sul sistema dei vulcani flegrei, che presentano variabili supplementari rispetto a sistemi tipo il Vesuvio. «Qui - ha aggiunto Morra - non è prevedibile dove può avvenire l'eruzione. Diciamo che è ipotizzabile rispetto alla Solfatara, vulcano attivo con le sue fumarole, nel raggio di un chilometro. La rete di monitoraggio, con il rilevamento dei fenomeni, può aiutare nella prevenzione e nell'attuazione dei piani di evacuazione della popolazione». Sono interessati circa un milione di persone tra i quattro Comuni flegrei ed i quartieri occidentali di Napoli. L'area va da Torregaveta a Monte di Procida, fino alla collina di San Martino, a Napoli. «I fenomeni - ha concluso il geologo - possono aiutare a far scattare l'allarme 48-72 ore prima di un evento grave. Ad oggi lo stato di allerta è giallo». Il giallo è il penultimo stato di allerta, segue l'arancio ed infine il più grave è il rosso. L'attenzione dei geologi sui Campi Flegrei è volta a sensibilizzare le istituzioni ad utilizzare la rete di monitoraggio adeguatamente e a predisporre i piani di evacuazione informando opportunamente la popolazione.

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